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Un caso di omicidio brillantemente risolto dalla IIIA

Venerdì 24 marzo la mia classe, la III A, si è ritrovata a risolvere un caso di omicidio degno di C.S.I.! No, mi sento di rassicurare tutti che non è morto nessuno, ma la mia classe ha partecipato ad un laboratorio del MUSE dove abbiamo risolto un caso ipotetico di omicidio utilizzando la tecnica del DNA Profiling. Le procedure e le strumentazioni che abbiamo utilizzato, al laboratorio dell'Università di Povo, sono state simili a quelle utilizzate in un vero laboratorio di ricerca che si occupa di riconoscere e comparare campioni di DNA, talvolta anche per collaborare con la Polizia Scientifica.

Il materiale che dovevamo analizzare era: del sangue della vittima, capelli dei sospettati, dna appartenente alla vittima, pelle trovata sotto le unghia della vittima. Per analizzarlo usavamo un mix di enzimi di restrizione. Gli strumenti che ci hanno fornito sono le preziose micropipettatrici per misurare quantità minuscole di dna, provette sterili e una macchina per il processo di elettroforesi.

Ecco il procedimento che abbiamo seguito. 1) Abbiamo trasferito una certa quantità del mix di enzimi in ogni provetta contenente i differenti campioni di DNA da confrontare, usando la micropipettatrice.

2) Per attivare gli enzimi che tagliano il DNA solo se trovano determinate sequenze, rendendolo differenziabile, avevamo bisogno di tenerli a una certa temperatura, come i batteri del nostro intestino, 37° C e per queste era necessario lasciare le provette in un incubatrice per un'ora almeno.

3) Abbiamo intanto preparato un parallelepipedo di gel chiamato gel d'agarosio, nel quale abbiamo poi operato dei “buchi” (pozzetti) con un pettine per inserire il DNA scomposto. Questo gel si fa diluendo la polvere di agarosio in una soluzione, e inserendola nel microonde per circa 2 minuti, poi si versa in uno stampo a forma di parallelepipedo.

4) Abbiamo aggiunto a ogni pipetta di DNA scomposto dagli enzimi del colorante che lo rende visibile ai raggi UV.

5) Dopo aver inserito con la microppettatrice il DNA nei pozzetti creati nel gel di agarosio, lo abbiamo collegato alla macchina per attivare l'elettroforesi e immerso in acqua: il DNA avente carica negativa verrà attirato dalla carica positiva situata al lato opposto del parallelepipedo di gel, e attraverserà il gel, fermandosi a diverse altezze a seconda di come è stato diviso dagli enzimi di restrizione.

6) Si effettua questo procedimento di elettroforesi per almeno 10 minuti, poi si mette il gel sotto una lampada ultravioletta per far risaltare il colorante: in questo modo si può comparare il DNA dei diversi campioni per vedere se ce n'è uno che corrisponde a un altro.

Per guardare il risultato bisogna mettere degli occhiali che non permettano al nostro occhio di subire danni per colpa dei raggi ultra violetti.

Nel fare questo esperimento ho riscontrato la maggiore difficoltà quando abbiamo dovuto inserire il DNA nei piccoli pozzetti creati nel gel. Se volete sapere chi è l'assassino però non vi resta che partecipare anche voi al laboratorio!

Dimitri III A

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