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A spasso per il bosco (quanto si può imparare)

Sapete riconoscere il confine tra una proprietà privata e un comune? E fra due particelle? Sapete perché a volte sugli alberi ci sono dei fili di ferro?

Questo è proprio quello che degli operatori dell’Asuc ci hanno insegnato il 12 maggio, mentre facevamo una passeggiata sopra al lago di Molveno e di Nembia, temporaneamente svuotati.

(Se non sapete cosa è l'ASUC leggete questo post del blog http://blogscuolaprati.wixsite.com/blog/single-post/2017/04/09/Che-cosa-%C3%A8-lASUC )

Alla mattina siamo partiti alle 8:10 da scuola, siamo saliti sugli autobus che ci avrebbero portato a Nembia e ci siamo messi in viaggio. Verso le 8:30 siamo arrivati a Nembia al ristorante del nostro compagno Gabriele Margonari e subito ci siamo messi in cammino. Mentre passeggiavamo per i sentieri, gli operatori ci hanno illustrato le caratteristiche, la flora e la fauna dei luoghi che stavamo attraversando. Ai lati del sentiero che stavamo percorrendo si potevano trovare pini, abeti, noccioli e larici. Mano a mano che salivamo di altitudine, il paesaggio cambiava, come anche la flora e la fauna, mostrandoci alberi sempre diversi. Ad un certo punto ci siamo fermati e l’operatore ci ha incoraggiati a riflettere sulla funzione delle strisce colorate che spesso si trovano sugli alberi o sui sassi.

Dopo aver provato molte soluzioni tutte sbagliate, lui ce lo ha spiegato. I segni servono a segnare il confine tra due o più particelle di bosco. Per chi non lo sapesse, infatti, le particelle sono le parti in cui il bosco viene diviso e servono ad esempio, per aiutare la SAT a controllare quanta legna c’è in un bosco. Per farlo, la SAT, divide il bosco in tante piccole parti, che poi vengono controllate da varie persone.

Dopo questa veloce lezione sul significato dei segnali, siamo ripartiti e abbiamo imboccato un sentiero molto ripido. Quando siamo arrivati circa alla metà del sentiero ci siamo fermati e l’operatore ha attirato la nostra attenzione su dei fili di ferro che erano messi a semicerchio sugli alberi. Noi abbiamo chiesto cosa fossero e lui ci ha spiegato che la SAT li mette per far grattare gli orsi. In realtà a loro non interessa che gli orsi si grattino, ma a loro interessa monitorare la quantità di orsi che ci sono in quella zona, e lo possono fare perché quando uno di questi animali si gratta, il pelo rimane attaccato al filo di ferro, poi gli operatori raccolgono il pelo e lo analizzano in laboratorio. Ricordatevi: è importante non toccare con le mani questo pelo perché poi durante le analisi risulterebbe contaminato con il vostro DNA, come se fosse pelo umano, anche se non lo è affatto. L’operatore che ci seguiva ci ha anche fatto raccogliere con delle pinzette il pelo che era rimasto attaccato e lo abbiamo messo dentro delle bustine. Poi abbiamo ripreso il cammino e dopo una mezz'oretta siamo arrivati ad un ripido e scivoloso sentiero, che abbiamo percorso in fila indiana. Molti dei nostri compagni (e professori) sono caduti, ma per fortuna non si sono fatti niente. Dopo un’altra ora di cammino abbiamo raggiunto la meta più ambita: IL PRANZO.

Durante quella bellissima ora di libertà che i professori ci hanno concesso noi ci siamo scatenati: abbiamo corso, gridato e giocato fino a sfinirci. Purtroppo abbiamo dovuto riprendere il cammino ma per fortuna dopo pochissimo tempo siamo arrivati al Lago di Nembia e lì abbiamo potuto osservare con i nostri occhi il lago del tutto vuoto e ci siamo anche andati in mezzo.

È stata una bella e divertente gita, quindi ringraziamo i professori che hanno avuto la pazienza di accompagnarci e vi salutiamo sperando che l’articolo vi sia piaciuto.

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