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Peer Education, o Educazione alla pari

Da quest’anno, nella nostra scuola, è partito un progetto chiamato “Peer Education”, ossia di educazione alla rete, gestito da dei “Peer Educator”.

Probabilmente nessuno sa cosa vuol dire Peer Educator, e nemmeno noi lo sapevamo prima che quest’attività iniziasse. Peer Educator significa “Educatori alla pari”, in questo caso siamo dei ragazzi di seconda e terza media che vogliono far conoscere i pericoli e i vantaggi della rete attraverso dei giochi, agli alunni che vanno dalla quinta elementare alla terza media.

Verso gennaio la scuola ha fornito un tagliandino da compilare per chi avesse voluto iscriversi all’attività. In questo tagliandino ogni candidato doveva scrivere una motivazione per cui avrebbe voluto fare il Peer Educator e la scuola ha selezionato circa 15 ragazzi, che sono quelli che fra pochi giorni andranno nelle classi a far conoscere ai loro compagni i pericoli della rete.

Ovviamente la scuola ci ha permesso di essere molto preparati per l’intervento che faremo in classe, infatti ha fatto arrivare un’esperta psicologa che va tutti i giorni nelle scuole a fare interventi simili, di nome Elisa Vanzetta. Grazie a lei, che abbiamo incontrato nelle ore extrascolastiche, siamo riusciti a creare un programma ricco di attività; un gruppo per i ragazzi di seconda e terza media e l’altro per quelli di quinta elementare e prima media.

Io sono nel gruppo delle seconde e terze medie e devo dire che mi piace molto l’idea di condurre un’attività davanti ai miei compagni di classe come se fossi un’adulta, e, anche se tutti abbiamo un po’ paura di sbagliare sono sicura che faremo una bellissima figura e spero che i nostri compagni apprezzeranno l’attività, che noi abbiamo cercato di rendere più divertente possibile.

Secondo me è una bella idea quella dell’educazione alla pari perché noi siamo la generazione direttamente a contatto con la tecnologia e quindi i nostri compagni potrebbero essere più interessati a sentir parlare di queste cose da noi che le viviamo ogni giorno che da adulti che spiegano la teoria ma in pratica non dicono molto (e magari sentendo spiegare queste cose da noi i nostri compagni presteranno più attenzione).

In più noi ragazzi sappiamo benissimo quanto è difficile stare ad ascoltare una persona che continua a parlare e quanto sia facile quindi deconcentrarsi. A questo proposito noi abbiamo cercato di rendere l’attività divertente con giochi e altri metodi interattivi che speriamo servano a stimolare l’attenzione. Insomma speriamo che i nostri compagni apprezzino l’attività e speriamo che si riveli utile.

Alba

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